martedì 17 marzo 2009

DIALOGHI FRA I MASSIMI (D'ALEMI) SISTEMI - parte prima






"Sono il figlio di una coppia diabolica: lo stalinismo e il fascismo".

E' la frase più importante nella Storia del Pensiero contemporaneo, scritta da un giovane Bernard Henri-Levi più scomodo di adesso.
Era la sua "La Barbarie dal Volto Umano", una sorta di manifesto per chi non si poteva più riconoscere nel frantume del secolo passato.
Così dirompente quel "libretto" da creare, finalmente!, scompiglio a sinistra e a destra, al centro, sopra e sotto, di lato, dovunque.
Un Omnia di Carmelo Bene concentrata in poco più di cento pagine.
Arrivava, quella pubblicazione arancione della Marsilio, nel momento peggiore di un dibattito europeo, tardi anni '70, che vedeva la sinistra dare gli ultimi colpi di coda rattoppando alla meno peggio, con biacca di infima qualità, ideali che ormai non poteva più rappresentare, lasciati scolorire su un muro pieno di scrostate e buchi, rivendicati da fantasmini che cominciavo in quegli anni a mettersi le cravatte travestendosi da governanti.
Insomma: tradimento!
Erano gli anni della RAF, Action Directe, Brigate Rosse, Prima Linea, clandestinità, cadaveri da ambo le parti.
Spuntavano come muffe allo scoperto in una sola notte.
Funghi velocissimi dopo una pur breve pioggia di merda.
Erano gli anni del "salto di qualità" del terrorismo rosso europeo: "alzare il tiro", "mirare al cuore", "colpirne uno per educarne cento", "con lo Stato borghese non si discute: lo si abbatte", "passare dall'arma della critica alla critica delle armi".
Perché la disperazione di sentirsi orfani di padri per troppo tempo, aveva generato i mostri affascinanti.
Perché i giornali in cui credevi li facevano chiudere: Metropoli, Lotta Continua, Quotidiano dei Lavoratori, Rosso...
Andavi al mattino in edicola e non trovavi l'abitudine.
Come quando proprio Lotta Continua uscì con la testata nera.
Un tonfo allo stomaco, perché allora i colori erano ancora importanti.
Il rosso non lo potevi scambiare con il rosa, il violaciocco, il porpora/lilla. Era rosso, punto e basta. [Oggi hanno inventato nuovi colorometri e il rosso più essere anche azzurro o grigio...]
Si poteva ragionare al limite sulle sfumature.
Incredibile cosa!
Lotta Continua addirittura era molto attenta a non variare neppure in minima percezione quel rosso della scritta.
Capitò un volta che quella tonalità fosse tendente leggermente al blu.
Sia chiaro: era sempre rosso, ma un rosso come dire, meno rosso, più discreto, elegante.
In redazione arrivarono a centinaia le proteste per quella disattenzione tipografica.

Poco più in là qualcuno cadeva a terra qualcuno falciato dalle "machine pistole". Restava lì sui sampietrini, abbandonato, non sapevi neppure chi fosse.
Non c'era compassione.
Talmente era l'abitudine alla morte giornaliera che diventava un semplice dato di fatto.
"Non possiamo pensare a cosa avete pensato voi della Redazione, dove eravate?, per permettere questa mattina il giornale con il rosso meno rosso, vergogna!".
Tapum! Bang! Ratattatatà!

Di che colore è il sangue?
E' rosso uguale per tutti o qualcuno ce l'ha blu?
Io ho visto del sangue quasi viola.
Forse era venoso. Perché l'arterioso è più vivo.
Coma fa ad essere più vivo il sangue di un morto?
Se è morto, pure il suo sangue lo è, non può essere rosso rosso, sarà rosso spento.

Si parlava di questo nel bel mezzo dell'orrore.

Poi, appunto, il mattino della tregenda: la testata nera!
Eh no! Inammissibile.
Figurati se si può accettare. Ma no!
Anche quello lo si viveva come tradimento. Soprattutto.
Il Nero nero al posto del rosso rosso?
Era un problema di pezzo tipografico rotto. Ci volevano 200 milioni per ritornare in rosso. Lotta Continua era in rosso e non poteva ritornare al rosso.
Ma doveva.
Così lanciò una sottoscrizione: "la testata resterà nera fino a quando non raccoglieremo i soldi necessari per rimettere a posto il macchinario che ci stampa, movimentatevi e cacciare la lira."
Furono giorni di sgomento. Addirittura non si comprava più il giornale per protesta.

Forse in quel periodo "il manifesto" aveva pure lui la testata rossa.
Ma loro erano ricchi, erano e restano (restano?) il braccio economista del PCI. E Lotta Continua non poteva accettare di essere stampata per un certo periodo da loro.
No e poi ancora no!
Restava il lutto.
I soldi non arrivavano perché i lettori dovevano spendere il superfluo in altro: canne, birre, il nuovo vinile degli Area, "le pedule", i tocchi di pakistano nero.
Appunto: cazzo! Vi fate di pakistano nero che è nero, che più nero di così non si può e ci fate la morale sul rosso che non è più rosso?
Pensate al vostro nero.
Non se lo ricorda nessuno: abbiamo tutti, o quasi tutti, perso la memoria di quel secolo.
I 200 milioni li regalò Craxi.
Personalmente.
Lui sì che ci credeva al rosso che più rosso non si poteva.
Così la testata tornò come d'abitudine.
Per poco.
La chiusero nel giro di poche uscite.

Lo diceva anche Brecht, il tempo che fu, che "davvevo viviamo in tempi bui".
"Così il tempo arrivò che eravamo ancora vivi".
Noi.
Nel bel mezzo di questa meravigliosa primavera d'allora, eccolo lì il libretto arancione.
Quella barbarie dal volto umano.
Si incazzarono tutti, a sinistra, quasi, tutti.
Quelli che non lo fecero, la maggior parte ["i tutti" erano l'intellighenzia].
Sconfessarono e confessarono.
Qualcuno si stracciò anche le vesti.
Gli altri, la maggioranza [della sinistra], non possedevano il dono della vista, e non capivano le parole; come potevano comprendere un inizio di mistero svelato?

Perché Henri-Levi questo ha fatto: ci ha dato la chiave per accedere al mistero della Rivoluzione.
Rivoluzione fuori dal marxismo/leninismo, dal fascismo, dai credo religiosi di Stato europeo/italiano/vaticano: aprire la porta della Conoscenza. Riappropriarsi della Parola, del Pensiero [libero]. Insomma ha invitato tutti i puri di cuore a fuggire dall'inganno, a riconoscere il "Principe" e capirne i suoi meccanismi, a rivendicare appartenenza a noi stessi e non al "partito" o all'idea minuscola.
Qualcuno disse trattavasi di Nuovo Umanesimo.
Altri di Illuminismo Postmoderno.
Molti gli diedero del matto, sfascista, egotico, inutile, reazionario borghese piccolo, traditore di cotanto padre (?).

Ma al filosofo vero non interessa il giudizio, neppure l'universale: non ci crede. Per fortuna è lontano dagli umani. E non gliene può fregare di meno.
Nel senso che gliene frega molto.
Ma proprio per non essere fregato, se ne fotte.

E lì nacque nostro padre.
Che era pure giovane e bello. E chi non avrebbe desiderato un padre così?
Tutti gli altri [padri] avevano abbandonato la famiglia [continuano a farlo ancora], e lui, Henri Levi, si mette in gioco.
Ci vuole figli.
Non adottati. Proprio figli suoi.
Ma si sa come vanno queste cose. Questo tipo di filosofi sono come i poeti, sfuggono al nostro amore perché non si sottomettono. Non possiamo proiettarci in loro.
Non possiamo farne i nostri amanti [seppur segreti].
Così piuttosto che scegliere, non sia mai!, è meglio disconoscerlo e fare finta di nulla.
Maledirlo. E vivere la morte.

Il Pensiero però resta. E' lì. Immutato.
Non c'è più neppure un muro a intromettersi fra noi e l'Idea.
Neppure quel Muro.
Ma noi siamo bravi a costruirne sempre di nuovi.
Adesso abbiamo anche imparato a fare inespugnabili muri di cinta.
Perché abbiamo paura pure della messa incinta.
Insomma non abbiamo voluto il padre, non possiamo neppure ammetere che figliamo!
Che figli siamo!
Ci va anche bene esserlo di puttana [figli]. Talmente masochisti clinici e cronici che accettiamo tutto dal Principe.

"Non c'è uno schema politico che non sia dato un cielo per raffigurarvi un proprio ideale", "dopo un Principe forte può regnare un Principe debole, ma dopo un Principe debole, un altro Principe debole porta lo Stato alla rovina".
"Assassini d'anime", finanche.

E, come sono abituati da tempo immemorabile, si misero a fare tavole rotonde.
A ragionar di massimi (d'alemi) sistemi senza mai farsi vedere in strada. Perché questi burocrati della svendita degli ideali erano e restano determinati: se da una parte "la società dello spettacolo" veniva pubblicata integralmente da StampaAlternativa, dall'altra [la loro altra] non c'era preoccupazione alcuna, se non parlarsi addosso.
Gli uni non capivano gli altri e viceversa.
Anche noi non capivamo e siamo cresciuti non capendoli, non vogliamo capirli.
E siamo una razza maledetta noi: troppo piccoli per avere l'imprintig del '68, adolescenti coscienti per accettare gli arsi vivi all'angelo azzurro di Torino del '78.
Noi senza modelli usuali: no Beatles, no Rolling Stones, no Pink Floyd.
Un'antropologa italiana, mia amica d'amore e da sempre, ci scrisse la tesi su noi orfani dei miti usuali.
E pubblicò.
Ma nonostante i segnali da più e ancora più parti... quelli dei massimi (d'alemi) sistemi non se ne accorsero. Non se ne accorgono.
Che differenza passa allora tra le mummie riciclate democristiane, che non si sfaciano, e loro?
Forse, ma su questo non c'è certezza, loro, quelli che non si pensano come democristiani riciclati, non usano calzino corto sotto l'abito [cfr: Indro Montanelli e i suoi consigli su come riconoscere anche dal calzino un Democristiano].
Una questione di stile?
Ma no, pure loro, e gli altri, non ne sanno di Stile. Possiedono, e lo autorivendicano solo, valori. Valori solo loro.
Lo Stile è ben altro.
Ben oltre.

E infatti, Indo Montanelli fu gambizzato e nei salotti "bene" sinistrorsi milanesi stapparono spumanti per festeggiare. Non provate a dirglielo oggi ai festeggianti di allora. Vi porterebbero dai giudici per diffamazione.
Ma questa memoria dobbiamo per forza dire che l'abbiamo persa?
Dobbiamo negare a noi stessi che quando arrivò la notizia del rapimento di Aldo Moro si accolse la cosa con entusiasmo, applausi nelle università, lezioni sospese negli molti istituti superiori causa eccitazione?
Lo si può anche dire.
Ma non sarebbe verità. Metteremmo ancora una volta in cantina pezzi di memoria.
Ma quei corpi a terra in via Fani urlavano, e lo fanno ancora, la realtà del salto di qualità orrenda.
"Assassini d'anime".
Hanno sparato centinaia di colpi a raffica, sangue rosso come il nostro, identico, che colava e s'allargava sull'asfalto, dall'auto bianca, inzuppava i lenzuoli della pietà... e neppure un solo graffio al rapito.
Chiaro a tutti che quella era stata un'azione non di un gruppo armato semplice: ma militare, precisa, chirurgica, addestrata negli anni, da tiratori scelti...
E voi dove eravate prima e prima ancora, prima ancora di Prima Linea?
A quale tavola rotonda? Comitato Centrale? Seminario?
Insomma che cosa stavate facendo?
Voi statisti come lo stesso Aldo Moro che vi voleva al governo, non vi eravate accorti di campi d'addestramento in Palestina, né dei "finanziamenti" passati, neppure di quel traffico d'armi, del coordinamento europeo al "salto di qualità dell'orrore"...
Pas possible.

Ugualmente non vi accorgevate della Falange Armata: "colpiva" solo in certi momenti storici di tensione, spariva e ricompariva puntuale quando dovevate (anche voi!) chiamare i cittadini all'unità nazionale per l'emergenza.
Prima di una votazione elettorare delicata.
Di un processo di interesse nazionale.
"La società dello Spettacolo" non conosce regole di piètas.
Così la Falange Armata riusciva a spostare l'attenzione del "pubblico" su altro. Lo distraeva.
Volevano si parlasse e si "ragionasse" d'altro altrove.
Che non si pensasse.
Come mai poi all'improvviso sparì?
Da una parte usavano le Skorpion, dall'altra le bombe.
Tant'è che si perse il lume della Ragione. E non si pensò allora che l'eutanasia attiva o meno era reato etico (lo pensate adesso però, ma che schifo di gente!).
Aldo Moro non era in stato vegetativo, non aveva SMLA, non era il povero Welby o Eluana Englaro.
Ma in quei tempi, neppure tanto lontani, lui fu condannato a morte, ancora prima che lo facessero quelle Brigate Rosse così atipiche. Era vivo, ma per voi, quasi tutti, già morto.
Ve lo fecero trovare nel bagagliaio di una Renault 4 [(rossa, chissà di che tonalità quel rosso) Era amaranto] . In via Caetani. La Renault era parcheggiata contromano, il muso rivolto verso via dei Funari. Era sotto una impalcatura metallica per i lavori di restauro della chiesa di Santa Caterina. E' una macchina vecchia, datata, piena di polvere, maltenuta, mancava anche vernice da quache parte della carrozzeria, che brutto rosso!
Il luogo dove la macchina è stata parcheggiata è simbolicamente e diabolicamente equidistante tra le sede della DC e quella del PCI: piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure.
E tutto questo non vi ha mai fatto capire nulla?

Voi non sapevate che proprio davanti a quel tratto di strada ci potesse essere una "sede coperta" del Servizio Segreto Civile (SISDE). Questa sede sarebbe stata uno degli appartamenti del palazzo Antici Mattei che ha uno dei suoi due ingressi al 32 di via Caetani, esattamente dove fu parcheggiata quella Renault rossa amaranto. Secondo Valter Bielli, capogruppo dei democratici di sinistra nella Commissione Stragi,: "l'esistenza di questa base del Sisde è stata dimostrata con 'buona approssimazione' da relazioni svolte da due consulenti".
Coperta o meno, appartamento del demanio intestato ad un architetto o alla figlia di chi non si sa bene più, ma lo si sa?, ci si può informare meglio qui: la Repubblica on line.
Parrebbe di no, non lo era una sede coperta.
O lo era?
Le coincidenze tra sedi e luoghi d'azione di quelle BR, durante il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, sono anche raccontate dall'ex senatore comunista Sergio Flamigni in Il covo di Stato, Kaos Edizioni: "Attraverso una serie di documenti ufficiali, Flamigni dimostra che nello stesso palazzo di via Gradoli dove si trovava la base operativa delle Br c'erano numerosi appartamenti intestati al servizio segreto civile" [La Repubblica on line, fonte cit.].

Se si prova a mettere un ordine logico, un minimo senso di comprensione, negli infiniti links che riguardano questa vicenda, si entra in una catena infinita di rimandi, ci si perde fino a non capirci più nulla. E chissà come mai i brigatisti irriducibili, e anche quelli che si dolgono con tutto il cuore, non hanno mai voluto dire la verità fino in fondo.

E se non la conoscessero quella verità?

Nel bel mezzo di quella primavera di rossi diversi, fiorita d'assassini d'anime, all'improvviso tra le pozze di sangue, nero ossidato [ma quale rosso!] apparivano madonne alle proprie madonne, Ilona Staller comparve a Carmelo Bene, lui fece apparizione direttamente alla Vergine, apparentemente bestemmiando, lei [la Staller] si manifestò in Parlamento e Toni Negri non ce la fece [a manifestarsi], scappò prima... Iniziarono i miracoli. Pasolini lo avevano già ammazzato.

Ma questi saranno argomenti della seconda parte.