domenica 29 marzo 2009

ALESSANDRIA - CORRADO PARISE HA ALZATO IL TIRO: ORA E' TUTTO NELLA NORMA O NELLA TOSCA?

il cannocchiale
PRATICARE LA VERITA'

IL PEPERONE DELLA MOTTA SEMPRE PIU QUADRATO NUOVA BOMBOLETTA PRAY ANTIAGGRESSIONE AI COMMERCIANTI la città invasa da lupetti e lupacchiotti LE RONDE PER LA NOSTRA SICUREZZA ELECTRIC GIRL ON STAGE IL GIORNALINO DEI NOSTRI COLORATISSIMO E GRANDE
PANCHINE E CESTINI PER I RIFIUTI CON LE TERZINE DI DANTE ECCO IL NUOVO NUMERO DEL FABBIO ALESSANDRIA ASPETTA STORACE Grigi, una domenica da dimenticare.
Sconfitte anche per Valenzana e Casale
Un musical con Marisa Laurito e Marina Fiordaliso Casalbagliano va di corsa con i bersaglieri


Quando era neonato questo blog pubblicò una cronaca politica locale.
Quella tra Corrado Parise (PD) e Amministratori della città di Alessandria (ex CdL ora Pdl?).
Area urbana scelse di intitolare i post sulla faccenda "ssshttt", numerandoli progressimamente.
Qualcuno non capì.
Altri se la presero.
Molti usarono l'ormai trendy politico "me ne fotto".
Pochissimi persero tempo per scrivere delle cose.
Ci furono anche i seminatori di zizzania inframmezzati.
Uno che si battezzò Muzio Scevola e fece sermone sull'etica dell'anonimato altrui non pensando al proprio.
Un altro che da sconosciuto chiedeva in questo blog a Parise/Bellotti alcune cose cose che onestamente non capimmo.
Bene hanno fatto i due a non rispondere.
Arrivarono pure considerazioni su che tipo di nemici potessero essere questi di Area Urbana.
Capiamo che appena nasce una realtà sia difficile collocarla nel proprio schema di giudizio.
Non è obbligatorio però farlo.
Anzi, cerchiamo di smetterla tutti se possiamo.
Sia chiaro che ad Area Urbana non interessa nel modo più totale la classificazione altrui.
L'unico modo per provare a comprenderci è leggere in questo spazio.
Ma comprenderci e diverso da prenderci.
Prendere è ridurre qualcosa, possederla.
Renderla diversa dalla originalità
Area Urbana non vuole sottostare.
Questo è un punto fermo.
Date anche una sola occhiata veloce ai circuiti nei quali siamo inseriti.
Sono qui le cose da vedere.
Chiare e senza nebbie.

*****

Dicevamo di quei post, quelli del "shhht".
Ci si arrabbiò pensando che quei titoli fossero una critica al silenzio dei "giornalisti" locali.
Magari chi si arrabbiò non è neppure giornalista.
Però almeno reagì.
Gli altri, appunto: "shhht".
A nulla poi valse il cercare di fare capire che le interpretazioni del tutto personali [su di noi], erano sbagliate, non corrispondenti allo spirito dell'azione scritta.
Fa nulla. C'è il tempo che aggiusta le cose.

Così adesso possiamo dire che avevamo ragione.
Che brutta cosa il "te l'avevo detto".
Eppure l'avevamo detto.

E' calato il silenzio sulla questione.
O meglio: qualcuno prova ancora a parlarne, ci ha provato.
Corrado Parise è riuscito a "farsi ascoltare" almeno da qualche giornalista professionalmente cosciente.
Così La Stampa aveva firmato un pezzo.
E da lì è stato di nuovo un rincorrere la citazione.
Cioè: ne avete data notizia, ma con un bel copia/incolla, scrivendone naturalmente la fonte.
Come dire: informate i fatti e non dei fatti.
Altri hanno letteralmente fatto finta di nulla.
Scegliendo non solo il silenzio, ma la pubblicazione di incensi ai rappresentati dell'Amministrazione cittadina.
Andateveli a rileggere i giornali di quei giorni.
E'stato penoso. Dire leccaculo è metafora.

Poi il Consiglio Comunale nel quale i politici di maggioranza rispondono sul caso.
Ne ha parlato La Stampa e tutti gli altri, ma tutti!
Caspita se di quello se ne deve parlare!
Riusciamo pure a leggere che Corrado Parise, presente alla serata in loggione, manda un sms: pubblicato.

Ricapitoliamo:
Un politico del PD cittadino pubblicamente in conferenze stampa e con proprie dichiarazioni scritte e a più riprese informa tutti su:

un compenso di 50.000 euro, per consulenze, dati alla moglie di un Assessore di Maggioranza per un incarico che l'Amministrazione le affida sull'emergenza cromo a Spinetta Marengo.
Ora non sta a noi valutare altro, se non che chi amministra la cosa pubblica debba rendicontare con precisione come usa i soldi del contribuente.
Il cittadino della strada vuole sapere per esempio:
  • quanto costa all'ora la consulenza di quella specialista;
  • quante sono le ore lavorate;
  • per quanto tempo;
perché sarà pure legittimo dare 50.000 euro per un lavoro affidato ad una moglie, ma è pure eticamente corretto informare su come se li sia guadagnati.
Perché è ora di finirla con gli schiaffi in faccia a chi non ha più un lavoro, non percepisce neppure la CIG, ai precari, a chi perché non arriva a fine mese se ne va alla mensa della caritas per mangiare...
E' veramente ora di piantarla con questa gestione della cosa pubblica che diventa privata e deve restare così.
Ma chi ve l'ha detto?
Quindi per prima cosa che si dica quanto richiesto: così facciamo un po' di conti e riusciamo anche a capire quanto ci costa all'ora una qualsiasi consulenza.
Il PD, sempre per comunicati di Corrado Parise, scrive che in 6 mesi il Comune di Alessandria ha speso 730 mila euro in consulenze.
E pure qui, per cortesia etica, è opportuno ci facciate conoscere i nomi dei consulenti, le ore lavorate, per quanto tempo e il percepito da ognuno.

Ma i giornali non riescono a chiedere queste cose senza avere soggezione?
E' un atto dovuto nei confronti di chi guadagna poco più di 1000 euro al mese, che sono la maggioranza della forza lavoro italiana e cittadina, e che da quei 1000 euro obbligatoriamente versano contributi per gli enti locali.
Non è legittimo chiedere come vengono adoperati i nostri soldi?

Altro punto Parise Vs Amministrazione:
Ne abbiamo letto, ripetiamo che da non addetti ai lavori ci abbiamo capito poco.
Abbiamo solo forse compreso di operazioni non sicure che metterebbero a rischio il denaro pubblico.
E ancora che magari in un primo tempo l'operazione non era del tutto trasparente.
Tutto tace dopo le dichiarazioni di Parise.
Fino al Consiglio Comunale dove le cose vengono messe a posto perché l'Amministrazione decide di legalizzare l'atto con una delibera [è giusto dire così?].
Continuiamo ad ammettere che non ci abbiamo poi capito un granché.


Si dovrebbe anche chiedere agli amministratori, non solo di questa città, di fornirei dati circa gli incarichi politici di rappresenzaza, direzione, partecipazione dei loro prescelti... e di quanto questi incarichi siano, per chi li ricopre, lavoro a tempo pieno, part time, non lavoro... se questi "nominati" hanno oltre l'incarico politico anche un impiego pubblico o privato, se ci siano o meno conflitti, tra una cosa e l'altra. Perché se è vero che il presidente del consiglio è primo ministro, imprenditore, proprietario di reti televisive e testate giornalistiche e quant'altro... questo non significa che lui sia nel giusto e che quelli che lo imitano nello strapotere abbiamo la ragione a fare quello che vogliono.
Anzi, non è giusto per lui e non lo è neppure per i suoi seguaci.

Il presidente del consiglio dovrebbe decidere una volta per tutte se vuole fare il politico o l'imprenditore dell'informazione, o altro tra le decine di cose di cui si "occupa".
Solo in Ialia il primo ministro "gode" di certo pericoloso privilegio.
Come dire: chi fa il politico, rappresenta o si occupa di cosa pubblica a tempo pieno e percepisce stipendio e/o "rimborsi spese", per l'incarico che ricopre, come può contemporaneamente occuparti in un altro lavoro nel pubblico, pure questo a tempo pieno?

A parte che non può fare tutte le due cose bene, perché dovrebbe lavorare almeno 16 ore al giorno, se non di più. Ma è etico essere sempre presenti da una parte e per esempio mai, o quasi, nell'altra?
Il ministro Brunetta che così tanto bacchetta i dipendenti pubblici comuni considerandoli "fannulloni" [li multa per i primi 10 gg di malattia anche se sono realmente ammalati, li costringe agli arresti domiciliari duri (11 ore al giorno disponibili per visita fiscale ed 1 sola, dalle 13.00 alle 14.00, a "disposizione" per andare in farmacia, dal medico, a farsi la spesa... per chi vive da solo è umiliante)], appunto, questo ministro, altrettanto doverosamente, se non di più, dovrebbe iniziare a mandare ispezioni a sorpresa ai suoi dirigenti, verificando quali di loro, per impegni politici, non siano quasi mai presenti al proprio posto di impiego pubblico e metterli di fronte alla scelta: o di qua o di là.

Eppure molte di queste cose sono sotto gli occhi di tutti.
Ma quei tutti o quasi hanno taciuto nel tempo, e tacciono.
Se ne parlano lo fanno solo sussurrando e...

Quello che era il nostro "ssssht!" ironico/sarcastico è diventato realtà.
Nessuno ci informa più sulle questioni.
Se non le capiamo è perché non ce le spiegano chiaramente.
Non usano parole tempestive e chiare.
Ma magari non lo fanno perché tutto va bene.
Significa che tutto è a posto.
Nella Norma.
Va bene così?
Le cose sono a posto e ognuno può fare quello che vuole?
Possiamo state tranquilli quindi?

******
Abbiate la bontà di dircelo.
Perché voi che vi occupare delle notizie non lo state facendo.
Non lo stanno facendo gli amministratori se non nei loro palazzi e nelle loro riunioni.

Parrebbe, ma non si garantisce parvenza che tutto sia tornato normale.
Silenzio che di casino magari se ne è fatto anche troppo.
C'è qualcuno che oltre a Corrado Parise ha voglia di alzare la testa?
Anche all'interno del suo partito. Qualcun altro verrà allo scoperto o sarà lui e solo lui a battersi per scoperchiate la pentola?
E Rifondazione Comunista? E i democratici altri?
I liberali?
I cristiani?
Perché o l'abbiamo capito, o non c'è altra via, in questa italietta nerissima e di regime... chi parla di verità viene isolato.
Anche dai suoi stessi compagni di partito.
Perché il quieto vivere di questa democrazia da quattro soldi che hanno instaurato, tutti, nessuno escluso, è basato sul silenzio assenso.
E se qualcuno parla i mezzi per farlo tacere sono tanti.
Il più usato è non veicolare quello che dice.
Poi se non basta si passa al discredito.
Fino a raggiungere la misura dello steccato.
Costruirglielo intorno e isolarlo [lo steccato].
Anche dai suoi stessi "amici" [la costruzione? La messa in opera?]
Ma perché è così difficile praticare Verità?

N.B.: poi ci sveglieremo un mattino e ci diranno che abbiamo vinto un premio al Grinzane Cavour.
Ci permetterete di rifiutarlo?
Grazie

sabato 28 marzo 2009

Roberto Saviano - Che tempo che fa - 26 marzo 2009 - prima parte

"Senta nel '93 quando mi sono pentito lui era molto giovane e io lo ringrazio per scritto Gomorra (...) Per come conosco la mentalità dei clan, Saviano tenteranno di farlo fuori quando sarà finito nel dimenticatoio, ma oggi ucciderlo, per loro sarebbe farlo santo, e mica sono scemi, succederebbe l'ira di dio..."

Roberto Saviano - Che tempo che fa - 26 marzo 2009 - seconda parte

"Signor Schiavone, la ringrazio per la stima".

Roberto Saviano - Che tempo che fa - 26 marzo 2009 - terza parte

Fermatevi qui. Avete toccato il fondo del dolore. Non ammazzate altri, figli, parenti...
Fermatevi, il sangue versato è già tutto quello che c'era da versare.

NEL PAESE DEI MANGANELLI



NUOVI CRISTALLINI


Ma il presidente Berlusconi si è comprato anche la destra dopo aver fatto scempio della democrazia con il suo mercato personale?

E questa destra ha veramente aderito al liberismo in un decennio o poco più?

In queste operazioni ultime, che hanno partorito un nuovo mostro, per emanazione del precedente, ci sono segni paurosi

E' nato il PDL.

I fascisti di un tempo si sono messi la cravatta e il doppiopetto.

Si sono sciolti e diluiti nella nuova Madre. Che poi è figlia della madre precedente, discendente dallo spesso padre.

In questo loro ridicolo tentativo di non farsi più riconoscere, deve essere considerato finito morto l'antifascismo?

Siamo di fronte non più ad un solo fascismo, ma a fascismi e sfascismi istituzionali.


L'antifascismo è asse fondante della nostra Repubblica.

Vogliono farcelo dimenticare.

Non ci stiamo.


I fascismi sono tendenze ricorrenti nella politica moderna.

Nel nostro paese li possiamo leggere chiari:

  • razzismo nei confronti dello straniero;
  • xenofobia [anche tra italiani nord/sud];
  • accentramento del potere in mano ad un solo leader populistico;
  • gestione della politica variata che coinvolge anche la sinistra, e la rende "cosa inutile" usando anche la diffamazione per dissolverla [servizi segreti di Pollari, commissione Mitrokin];
  • costruzione compulsiva/ossessiva del consenso attraverso le televisioni tutte in mano al presidente lavoratore dell'informazione;
  • divisione sociale per bande e tribù sia per "strada" che negli stadi;
  • corsi di formazione per "garantisti dell'ordine pubblico" tenuti da Borghezio [Gremmo è il preside?]:
  • giustizia fai da te coi manganelli o meno, fuori dalla legge o legale [ronde];
  • nuovo squadrismo;
  • attacchi frenetici contro l'università e la scuola;
  • disprezzo per gli insegnanti, gli intellettuali, per la cultura non legata alla produzione di regime, i disoccupati, i non acclamanti...


Contro tutto questo occorre di nuovo dire no.

L'antifascismo è percorso ancora oggi obbligato.

La Costituzione democratica è continuamente attaccata ed è proprio in difesa della Repubblica fondata sul lavoro che la resistenza è obbligatoria.

Se viene meno, come sta annunciandosi, la Costituzione del 1948 il salto nel buio diventa concreto.


Berlusconi pensa di essere immortale.

E' in delirio d'onnipotenza.

E se lui si pensa divinamente infinito, i suoi però lo sanno che prima o poi morirà.

Anche se non apparentemente: è solo.

Lo si vede esclusivamente in autocelebrazioni, autoacclamante, autoplebicitario.


La destra idrolitinizzata, appunto, sa che il presidente ora ferroviere è destinato biologicamente come ogni essere umano a terminare [almeno che una legge ad personam scritta a quattro mani con Putin non gli garantisca la vita vegetale perpetua. Come succedeva nella Russia delle mummie sempre vive o come nella Cina di adesso, ma un esempio di immorale immortalità la potrebbe anche copiare da quell'Andreotti che nulla ha scalfito].


Poi c'è il PD con i suoi errori imperdonabili.

I silenzi, le carezze dei suoi leader alle case delle libertà dove tutti facevano, e fanno, il cazzo che vogliono; il riformismo che è stato solo continuità di leggi liberticide, senza il coraggio di cancellarne una sola.

Il PD oggi deve essere incalzato.

Posto di fronte alle proprie reponsabilità.

Aiutato fermamente a prendere coscienza delle proprie contraddizioni.

Il PD non può non dirsi antifascista.

Oggi non lo può più.

La base non lo ha accettato e non lo tollererebbe ulteriormente.

E poi ci ci sono le idrolitine di AN.

Fini affascinato dal modello gollista francese.

Alcuni che invece volevano non vendersi e invece hanno ceduto alla legge di mercato, al fascino delle poltrone.

Qualche non organico sicuramente migrerà verso Storace.


Il pericolo che ancora non si vede chiaramente, ma è in atto, è il più grave di tutti: la cultura fascista che permea il partito del presidentemiconsenta arriverà a mettere all'angolo quelle componenti che al suo interno si dichiarano liberali.


E allora: occorre imparare di nuovo a FARE POLITICA.

Osservare con attenzione , analizzare, studiare tutti i possibili scollamenti che ci saranno all'interno della coalizione berlusconiana.

Analizzare differenziando coraggiosamente, senza preclusione cieca, le erbe del fascio.

Non farne di tutte una.

Perché l'avversario è scoperto.

Il suo tallone di Achille è lì, adesso visibile a tutti.

Non ci sono scusanti per ipovedenti veltroniani e fac simili.


Non c'è alcuna innovazione.

Non abbiamo assistito a una briciola di progresso.

Questa è la più grave involuzione democratica dal dopoguerra.

CCNL non più garantiti.

Sindacati "disarticolati"

Rappresentati dei lavoratori cacciati dalle Istituzioni.

Parlamento non rappresentativo del proletariato.

(...)

Stiamo perdendo pure le nostre radici storiche.

Nessun buonismo quindi.

Perché ha significato perdere l'orientamento, scadere nella incapacità di interpretazione e lettura dei segnali e mettersi a 90° a favore dell'avversario.

Adesso basta.

Forse siamo ancora in tempo.

In Francia stanno cominciando ad andare da buoni oculisti.

Urge l'impegnativa dei medici curanti nostri per riacquistare un po' di vista.

Pure noi.

Faust'o - E poi non voltarti mai

Our fears will turn into weapons
fighting in spring will be mellow.
Oh! Kashaya

giovedì 26 marzo 2009

ALESSANDRIA - TESTAMENTO BIOLOGICO DI AREA URBANA


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Noi sottoscritti
Area Urbana
nel pieno delle nostre facoltà mentali e senza coercizione alcuna
coscienti che da ieri 25 marzo 2008 insieme a 59.619.289 cittadini italiani
siamo sequestrati a vita
in ostaggio di questo regime
che ha deciso per noi
contro la nostra volontà
ascoltando non il Paese, ma l'acqua santa che ha richiesto e benedetto una legge
non di un dio, ma di umani interessati alla benevolenza vaticana

Rendiamo pubblico il nostro Testamento Biologico / Ideologico

Nel caso ci trovassimo, in futuro, in situazione clinica
irreversibile tanto che la nostra dignità di corpo non potesse più essere garantita,
chiediamo che:
  • non venga usato alcun rimedio farmacologico - se non anestetico -
  • non sia instaurata terapia idratante/nutritiva per via aerea, venosa, intradermica...
  • non impiego di ventilazione e/o respirazione assistita
  • non somministrazione di sostanze di alcun tipo atte a prolungare la vita artificiale
  • non ammissione di rappresentanti della chiesa romana cattolica apostolica o di altri ministeri religiosi

pretendiamo il rispetto della nostra persona che non appartiene allo Stato/dio o a qualsiasi chiesa.
Che si venga, noi, lasciati morire senza interferenza in questa decisione
Potendo così porre fine a sofferenze, dolore, esposizione del sudario.
quanto prima possibile e senza ripensamenti;

Qualora i medici interni applichino l'obiezione di coscienza, autorizziamo personale clinico esterno, compresi medici curanti di fiducia, a provvedere all'attuazione di quanto qui rappresentato, anche dimettendo il corpo dalla struttura ospitante.

Si da mandato fin d'ora agli avvocati personali, che sono stati avvertiti, di perseguire in sede penale e civile ogni tentativo di negazione della volontà dei sottoscritti, domandando alle Associazioni "Eluana Englaro", "Piergiorgio Welby" o a chi legalmente le rappresenta di costituirsi parte civile in procedimento e usare l'eventuale risarcimento per il finanziamento di battaglie sul diritto civile alla morte consapevole e non alla vita imposta.

Area Urbana
Alessandria 26 marzo 2009

Frammenti di altri Insegnamenti Sconosciuti

Este video es una de esas poesias visuales que no te piden sino sentirlas y buscar en nosotros cuantas verdades nos estan resonando en el alma. Gracias por ponerlo en youtube, siempre Pina Bausch tendrá espacio cuando con franqueza queremos reflexionar sobre la vida humana, el amor, el desamor, el abandono, la tristeza y nuestra entrañable melancolía.
Gracias a la danza expresionista alemana y gracias a Pina Bausch.

sabato 21 marzo 2009

DIALOGHI FRA I MASSIMI (D'ALEMI) SISTEMI - parte seconda




Introduzione [della fine] tra lacrime



REVISIONISMO ROSSO

In questa era di perdizione e poca nulla verità abbiamo pure dimenticato le predizioni.
Ne sapevamo quasi nulla dei profeti, allora. Figurati cosa ne possiamo conoscere adesso.
Se ce ne sono di nuovi se ne stanno ben nascosti. Lontani dal pericolo di noi umani. E, comunque,
dalla cultura devastata che rappresentiamo.
Occidente accidentato, sembra non avere più speranza questa cosa italiana.
Non è Paese, tanto meno Stato. E' territorio più facile da descrivere con negazioni.
Di positivo c’è praticamente nulla.
Italia non libera,
non accogliente,
non ridente,
non coraggiosa,
non convivente democratica,
non pacifica,
non lungimirante,
non famiglia,
non bella figura europea,
non simpatica internazionalmente,
non scioperante,
non amante dei suoi studenti,
non tutelante,
non sincera,
ladra, truffaldina, vigliacca, disonesta, mascherata,
lassa, totalitaria, razzista...
Ma questo è quasi un discorso da poeti. E i poeti più o meno riconosciuti non solo hanno le parole mute ai più. Adesso li riducono con vitalizio presidenziale. Alla fame. Preferiscono lasciarli vivi, ma che siano sopravviventi ai sopravvissuti dei quali scrivono. Coi morsi della fame e gli zuccheri bassi.
Così stanno calmi, i poeti e, per riflesso, i garanti del sonno nazionale.
Nella vigilia di questa altra primavera, nella quale siamo ancora vivi [ma lo siamo?], per l'appunto, i poeti li lasciano dimenticati; così possono scrivere e pubblicare quello che vogliono, all'incirca, ma sotto tono, a volume ridotto, se hanno la bronchite e faringite da freddo è meglio. Così i garanti di questo ordine nuovo ci fanno pure una bella figura culturale e di apertura mentale.
Ora li mandano pure al Maurizio Costanzo Show o da Bonolis “i poeti è vero ci fanno paura perché accarezzano troppo le gobbe amano l’odore delle armi odiano la fine della giornata perché i poeti aprono sempre la loro finestra anche se noi diciamo che è una finestra sbagliata” (Claudio Lolli, Ho visto anche degli zingari felici, parte 1^)
Ma i poeti, nelle altre primavere, quelle del sangue, li ammazzavano ancor prima di assassinarli. Gliela rendevano dura la parola da far riconoscere. Un processo dietro l’altro, linciaggio pubblico e privato, censura e tagli, diffamazione, scomunica, sequestro delle opere… non solo dai mastini del potere. Anche dai “compagni”. [ Cronologia degli “eventi” giudiziari ] E quel poeta ricordato come Pasolini lo ritrovarono all’Idroscalo di Ostia, sfigurato dall’auto che gli era passata sopra per aprirgli viso e torace dopo le sprangate. Beh ma in fin dei conti era un frocio, non se l’era cercata?
Fu trucidato senza poter finire del tutto “Salò e le 120 giornate di Sodoma”, che strane le coincidenze nelle vite dei profeti. In quella sceneggiatura si trattava di nuovo fascismo, di gioventù ridotta a merce e carne per i Signori neri, si vedevano tavole finemente apparecchiate con Ginori presentare pietanze di merda [letteralmente] e i commensali la dovevano mangiare controllati dalla milizia, l’avevano anche mangiata prima, ma, quella, era dei soldati padroni Sado che si eccitavano nel vedere l’atto. Ridotti come cani, portati al guinzaglio, nudi, a camminare a “quattro zampe” verso ciotole colme di boli di polenta ripieni di spilli: deglutite ora e silenzio! Con i mitra spianati in un crescendo di orrore che conduce alla tortura finale in pubblica piazza dei giovani sequestrati. Giovani come Giorgiana Masi uccisa nella piazza Navona di Cossiga.
Il film usci appena dopo 20 giorni dal suo assassinio. I guardiani della “stabilità” lo sequestrarono poco e ne ordinarono il rogo.
L’abbiamo veramente persa la memoria?
Le copie della pellicola che oggi circolano esistono perché la Legge prevedeva che ogni opera cinematografica fosse depositata nell’archivio centrale dei grandi fratelli di allora.
Una volta “estinto” Pasolini, ci misero anni a “riabilitarlo”; perché era maledetto lui e quelli altri che lavoravano con lui e rimasti soli non se lo scordarono. Lottarono per lui che non poteva più osare. E che lotta dura. Dura ancora.
Tanto che “Salò” è presente anche nel web ma non nella sua originalità. Alcune sequenze restavano e restano “invisibili”.
Se poi il poeta morto soffriva pure di vaticinio vero, allora la storia diventa più politicamente contorta.
Che possono dire oggi i mastini del potere, gli stessi di ieri, di fronte alla profezia della recessione?
E lo capiranno che non siamo di fronte all’esercito di clandestini che ci ruba il lavoro stupra le nostre figlie, ci porta la guerra e le malattie ma a movimenti di popoli che ci presentano il conto della colonizzazione passata?
L’avevano capito, letto, visto, lo sapevano di quella predizione?
Adesso se lo scoprono s’incazzano e lo vorranno morto di nuovo.
L’hanno già ammazzato.
In quella primavera.
Imbiancano e sbiancano. Buttano calce sui loro container pieni di distrazioni concentrate e ci soffiano fumo negli occhi, convinti, questi politicanti, di essere ancora detentori di qualcosa. Capacità di comunione?
Voglia di companatico?
Non credeteci.
Un antico adagio del sud Italia recita: “l’asino che mangia la pianta di fico, smette di farlo solo quando muore.”
Questi asini fanno quello che facevano.
Non possono manco essere lupi.
Perché se il lupo perde il pelo e non il vizio, loro hanno vizio [sempre quello], il pelo perso tutto, strada facendo.
Ma di chi sta parlando questo che scrive adesso?
Non si capisce: se la prende con i governanti o con la sinistra di centro? Con i “nuovi” democristiani abbronzati o con i compagni degli alberi del bosco, dei fiori semplici e composti? Con i non più fascisti che adesso vestono cravatte e oggi si sciolgono a Roma per diluirsi nella libertà di quella casa o con i rossi rosa lilla arcobaleno girotondiamo insieme?
La poesia annota solamente.
Poi prende quei moderni post-it e prova a lanciarli. Se arrivano a terra e qualcuno raccoglie allora è poesia spiegata.
Altrimenti è spietata e basta.
Che vi vada bene o meno è solo così.
Non abbiamo più tempo da perdere. “Attenzione a non svegliarci una mattina con qualche cosa da salvare, nei fori ancora aperti di un’idea”. [Claudio Lolli, Attenzione, da Disoccupate le Strade dai Sogni – tutt’oggi censurata]
E quelli dibattevano… Riabilitavano solo sulla carta, pubblicavano i simposi. Che bello! I compagni si rifacevano la faccia a colpi di revisionismo rosso. Peccato che quello che reintegravano poi non lo applicavano.
Era una azione di facciata.
Come quando nel ’78 “la Città Futura” [organo della FGCI] pubblicò con gran fragore culturale i seminari organizzati da loro insieme a Vattimo, ed altri filosofi partitici del tempo e, finalmente, ci dissero che si erano sbagliati a sinistra: Nietzsche non era un nazista, neppure aveva ispirato Hitler nella teoria del Superuomo… Mica aspettavamo che ce lo dicessero loro!
Ma ce lo dissero, anzi lo scrissero.
Si guardarono bene però di parlare del pangermanesimo kantiano o dei nazionalismi hegeliani.
Riabilitato Nietzsche, coscienza “culturale” a posto, fine del restyling, ma proprio fine.
Non è che presero quelle idee, riposizionate, e le confrontarono con le loro.
Nessun “dubito, ergo sum.”
Non cambiò assolutamente nulla.
Che religiosi maoisti!
Il Geymonat, manuale per gli Istituti Superiori, restò tale, invariatissimo. Nietzsche relegato sempre in pagine disimportanti, continuamente non necessario per l’esame di maturità.
E pesa ancora come un mattone zavorrato malamente “la distruzione della ragione” in 2 tomi di G. Lukacs. Su questo sì che si danno gli esami obbligatori nelle facoltà del pensiero che altri ti pensano, hanno pensato e penseranno per te [ma penseranno?].
Che marxisti vaticani!
A scorrere la memoria, che al poeta non è persa del tutto [il poeta=non chi scrive] lo stesso accadde con Carmelo Bene.
Dapprima considerato fascista, violento, matto, provocatore fine a se stesso, borghese [?], improponibile, fuori da questa cultura [la loro?]. Tanto che le sue “lezioni” le doveva tenere all’estero. E di nuovo: censura, denunce, cancellazioni… poco spazio alla diffusione dell’Idea Altra, al progresso; perché il dubbio e Dio ragionati per teologia vera, dove [in teologia] si danno solo domande, e non risposte:
“la stampa informa i fatti non sui fatti e la stampa mente come sempre, un panino glielo vogliamo dare al mese almeno? Sono anni che prendo a calci in culo me stesso, e così mi sono fatto fuori, sono io mia moglie! Mia moglie in clausura. Io sono per il grande Teatro in quanto non comprensibile. La vita si comprende? No! Occupiamoci della vita: basta con il sociale! Lei non può parlare con me perché io non esisto. E’ ora di cominciare a capire, a prendere confidenza con le parole, non dico con la Parola… e invece il linguaggio vi fotte, vi trafora, vi trapassa, non ve ne accorgete… voi siete dannati, ma io non vi sfido, non vi vedo!” [Carmelo Bene, uno]
“non parlo a chi mi rompe i coglioni con l’essere e con l’esserci, non voglio parlare con l’ontologia, abbasso l’ontologia, me ne strafotto; andate a parlare con Heidegger, non con me, andate a farmi un tè; io sono la mia Signora: Io sono parlato, non parlo. Io ho disappreso nei secoli, non vi auguro di disapprendere tanto! Non mi interessano i cattolici cristiani, del demonio me ne fotto. La democrazia garantisce la invivibilità della vita. Non risolve la vita. Chi sceglie la democrazia, la libertà, sceglie il deserto. La democrazia non è niente, è mera demagogia. Non si sfugge mai dalla catena di montaggio. Nella rivoluzione, nell’amore la macchina si fa sentire, ossessiva anche nell’entusiasmo. Mi sento molto vicino all’immateriale, all’inorganico. La felicità è nel differire la vita non nell’averla. Il mio contro linguaggio è barbarico, ma non sono barbaro, sono un capolavoro. L’arte deve essere incomunicabile Non posso dare appuntamenti con l’ovvio, il reale, il logico, il razionale. Non so se rendo la non idea. Il discorso non appartiene all’essere parlante: io che sto parlando per questo non sono io.” [Carmelo Bene, due]
“Il non capire non è una prerogativa degli scemi, non è il privilegio dell’idiota, è l’abbandono, essere nell’abbandono che significa smarrirsi, non essere più in casa, maledette le case, le famiglie, le mogli, i padri, i figli, lo Stato, l’anima. Facciamola finita con questa fine. Siamo sempre nel senso di colpa. Siamo sempre nella parola. Questa non è prosa. Non è neppure, grazie a Dio, quella merda detta poesia. Bisogna fare di sé stessi dei capolavori. Io ho trovato in me da molti millenni il deserto e quindi è un deserto che parla ad un altro deserto. E non più al deserto dell’Altro. Nietzsche si è meritato di impazzire, se lo è meritato, qui invece di pazzi ne abbiamo fin troppi che non se lo sono sudato, non se lo sono guadagnato e sono squallidi, mediocri, come i nostri governanti, i vostri governanti. Ma chi l’ha votato questo Stato, chi lo ha eletto? Io sono la mia S’ignora, sono s’ignorante, sono un s’ignore. Non ho quotidiano. Basta con gli scandali, basta con Gesù, non era generoso Gesù, non spendeva, non ha dilapidato quello che io ho dilapidato, aveva suo Padre, è questo il peggio! Io sono orfano. Sono venuto qui per disgustarmi, voglio vomitare! Siete cessi, cessi diceva Totò, io mi vomito sempre addosso, ve lo sto dicendo, le parole sono in libertà, qualunque tuttologia è cazzata, e qualunque problema è un falso problema, questa sera stiamo dicendo che non stasera si parla di cazzate, ma che sempre si parla soltanto di parole, cioè di cazzate.” [Carmelo Bene, tre]
Insomma: un altro Bernard Henri-Levi.
Ah, compagni, se sapeste essere anche voi un poco S’ignore di voi stessi, provare a sorridere e s’ignorarvi anche solo per un po’, dubitarvi del vostro punto d’appoggio, levarvi le ancore dal culo e salpare verso l’ignoto, ancora per voi ignoto, e smetterla con la parola cominciando a frequentare finalmente dei fatti; prendere il coraggio, anche da soli, d’essere diversi, non più con la paura di perdere la stima del Principe. Fottendosene. Della stima. Del valore.
Per una volta veramente disistimati.
Ma in mezzo a noi, persi, irriconoscibili, senza essere.
Negandovi di voi stessi e per voi stessi.
Senza poi venire a ridire con la parola, che è sconveniente sempre di più, marcia addirittura se stampata, che Carmelo Bene lo avere riabilitato.
Ma era morto finanche da vivo, e ve lo diceva, se ne fotteva anche di voi.
Che leninisti legolandiani!
La vostra parola non ci serve. Neppure la nostra serve.
Non serve la parola.
E noi/voi non serviamo. Siamo servi e basta. Agire, riconoscere i Segni, farli propri, attuarli.
A che serve oggi, a voi/noi, servi dei servi, riconoscere l’entrata di Ilona Staller in Parlamento come prosecuzione di una battaglia europea, solitaria, per il cambio di costume e della morale comune senso del pudore?
Riconoscere perché si conosceva/conosce cosa?
Che cosa dovete conoscere di nuovo se non conoscevate?
La Staller votata a sorpresa quasi più di Marco Pannella, seconda eletta, nelle liste del partito radicale. Quindi più votata di Pannella sicuramente, per il risultato non per i voti.
E voi che avete fatto?
Ci avete mandato Rutelli allora, che pontificando in sermone, avvertiva gli italiani sui presunti comportamenti che avrebbe o meno assunto l’onorevole Cicciolina dagli scranni dei morti viventi in Parlamento.
Ma che compagni di cosa?
Lei, la Staller, in Parlamento c’è stata, smentendovi [una pornostar che riesce a sbugiardare i cremlini è rivoluzionaria arte pura],
Riabilitata anche lei, ora passa sulle poltrone di Chiambretti Night e ha ancora delle cose da dire.
Vi sfuggono di mano le situazioni che voi stessi avete desiderato.
E come tutti i desideri non ve li siete saputi godere, prerogativa di ogni desiderio e di ogni compagno compassato, cioè di tutti i compagni.
Neppure avete capito l’altro pornostar eletto, quel Toni Negri, che una volta in immunità garantita, scappa e non si fa più vedere.
Vi arrabbiaste pure.
Si arrabbiarono tutti.
Voi che eravate contro gli ergastoli, le pene di morte, le patrie galere, i giudici neri, l’assenza di contraddittorio e guerrigliavate per la verità…
Lui, Toni Negri non lo avere revisionato.
Adesso però usate sdoganamento al posto di riabilitazione, perché forse avete capito che…
E non ce la facciamo veramente più.
Così in questo 21 marzo 2009, nell’inizio e non nel mezzo di questa nostra primavera senza colori, abbattuti, sconfortati, di nuovo manganellati nelle università dalle polizie dei nani più nani, sempre più dimenticati: decretiamo il vostro stato di insolvenza cronica e vi dichiariamo falliti come azienda.
Senza appello.
E preghiamo in silenzio, nei nostri deserti che non comunicano con l’altro ma solo con altri deserti preganti, chiedendo la Grazia di un nuovo e vero maggio francese.
Che vi spazzi via con gioia e letizia.


Area Urbana

Ho Visto Anke Degli Zingari Felici - LUCA CARBONI

Riprendiamola in mano, riprendiamola intera, riprendiamoci la vita, la terra, la Luna e l'abbondanza. E' vero che non ci capiamo, che non parliamo mai in due la stessa lingua. E' vero che beviamo il sangue dei nostri padri, e odiamo tutte le nostre donne e tutti i nostri amici.

martedì 17 marzo 2009

DIALOGHI FRA I MASSIMI (D'ALEMI) SISTEMI - parte prima






"Sono il figlio di una coppia diabolica: lo stalinismo e il fascismo".

E' la frase più importante nella Storia del Pensiero contemporaneo, scritta da un giovane Bernard Henri-Levi più scomodo di adesso.
Era la sua "La Barbarie dal Volto Umano", una sorta di manifesto per chi non si poteva più riconoscere nel frantume del secolo passato.
Così dirompente quel "libretto" da creare, finalmente!, scompiglio a sinistra e a destra, al centro, sopra e sotto, di lato, dovunque.
Un Omnia di Carmelo Bene concentrata in poco più di cento pagine.
Arrivava, quella pubblicazione arancione della Marsilio, nel momento peggiore di un dibattito europeo, tardi anni '70, che vedeva la sinistra dare gli ultimi colpi di coda rattoppando alla meno peggio, con biacca di infima qualità, ideali che ormai non poteva più rappresentare, lasciati scolorire su un muro pieno di scrostate e buchi, rivendicati da fantasmini che cominciavo in quegli anni a mettersi le cravatte travestendosi da governanti.
Insomma: tradimento!
Erano gli anni della RAF, Action Directe, Brigate Rosse, Prima Linea, clandestinità, cadaveri da ambo le parti.
Spuntavano come muffe allo scoperto in una sola notte.
Funghi velocissimi dopo una pur breve pioggia di merda.
Erano gli anni del "salto di qualità" del terrorismo rosso europeo: "alzare il tiro", "mirare al cuore", "colpirne uno per educarne cento", "con lo Stato borghese non si discute: lo si abbatte", "passare dall'arma della critica alla critica delle armi".
Perché la disperazione di sentirsi orfani di padri per troppo tempo, aveva generato i mostri affascinanti.
Perché i giornali in cui credevi li facevano chiudere: Metropoli, Lotta Continua, Quotidiano dei Lavoratori, Rosso...
Andavi al mattino in edicola e non trovavi l'abitudine.
Come quando proprio Lotta Continua uscì con la testata nera.
Un tonfo allo stomaco, perché allora i colori erano ancora importanti.
Il rosso non lo potevi scambiare con il rosa, il violaciocco, il porpora/lilla. Era rosso, punto e basta. [Oggi hanno inventato nuovi colorometri e il rosso più essere anche azzurro o grigio...]
Si poteva ragionare al limite sulle sfumature.
Incredibile cosa!
Lotta Continua addirittura era molto attenta a non variare neppure in minima percezione quel rosso della scritta.
Capitò un volta che quella tonalità fosse tendente leggermente al blu.
Sia chiaro: era sempre rosso, ma un rosso come dire, meno rosso, più discreto, elegante.
In redazione arrivarono a centinaia le proteste per quella disattenzione tipografica.

Poco più in là qualcuno cadeva a terra qualcuno falciato dalle "machine pistole". Restava lì sui sampietrini, abbandonato, non sapevi neppure chi fosse.
Non c'era compassione.
Talmente era l'abitudine alla morte giornaliera che diventava un semplice dato di fatto.
"Non possiamo pensare a cosa avete pensato voi della Redazione, dove eravate?, per permettere questa mattina il giornale con il rosso meno rosso, vergogna!".
Tapum! Bang! Ratattatatà!

Di che colore è il sangue?
E' rosso uguale per tutti o qualcuno ce l'ha blu?
Io ho visto del sangue quasi viola.
Forse era venoso. Perché l'arterioso è più vivo.
Coma fa ad essere più vivo il sangue di un morto?
Se è morto, pure il suo sangue lo è, non può essere rosso rosso, sarà rosso spento.

Si parlava di questo nel bel mezzo dell'orrore.

Poi, appunto, il mattino della tregenda: la testata nera!
Eh no! Inammissibile.
Figurati se si può accettare. Ma no!
Anche quello lo si viveva come tradimento. Soprattutto.
Il Nero nero al posto del rosso rosso?
Era un problema di pezzo tipografico rotto. Ci volevano 200 milioni per ritornare in rosso. Lotta Continua era in rosso e non poteva ritornare al rosso.
Ma doveva.
Così lanciò una sottoscrizione: "la testata resterà nera fino a quando non raccoglieremo i soldi necessari per rimettere a posto il macchinario che ci stampa, movimentatevi e cacciare la lira."
Furono giorni di sgomento. Addirittura non si comprava più il giornale per protesta.

Forse in quel periodo "il manifesto" aveva pure lui la testata rossa.
Ma loro erano ricchi, erano e restano (restano?) il braccio economista del PCI. E Lotta Continua non poteva accettare di essere stampata per un certo periodo da loro.
No e poi ancora no!
Restava il lutto.
I soldi non arrivavano perché i lettori dovevano spendere il superfluo in altro: canne, birre, il nuovo vinile degli Area, "le pedule", i tocchi di pakistano nero.
Appunto: cazzo! Vi fate di pakistano nero che è nero, che più nero di così non si può e ci fate la morale sul rosso che non è più rosso?
Pensate al vostro nero.
Non se lo ricorda nessuno: abbiamo tutti, o quasi tutti, perso la memoria di quel secolo.
I 200 milioni li regalò Craxi.
Personalmente.
Lui sì che ci credeva al rosso che più rosso non si poteva.
Così la testata tornò come d'abitudine.
Per poco.
La chiusero nel giro di poche uscite.

Lo diceva anche Brecht, il tempo che fu, che "davvevo viviamo in tempi bui".
"Così il tempo arrivò che eravamo ancora vivi".
Noi.
Nel bel mezzo di questa meravigliosa primavera d'allora, eccolo lì il libretto arancione.
Quella barbarie dal volto umano.
Si incazzarono tutti, a sinistra, quasi, tutti.
Quelli che non lo fecero, la maggior parte ["i tutti" erano l'intellighenzia].
Sconfessarono e confessarono.
Qualcuno si stracciò anche le vesti.
Gli altri, la maggioranza [della sinistra], non possedevano il dono della vista, e non capivano le parole; come potevano comprendere un inizio di mistero svelato?

Perché Henri-Levi questo ha fatto: ci ha dato la chiave per accedere al mistero della Rivoluzione.
Rivoluzione fuori dal marxismo/leninismo, dal fascismo, dai credo religiosi di Stato europeo/italiano/vaticano: aprire la porta della Conoscenza. Riappropriarsi della Parola, del Pensiero [libero]. Insomma ha invitato tutti i puri di cuore a fuggire dall'inganno, a riconoscere il "Principe" e capirne i suoi meccanismi, a rivendicare appartenenza a noi stessi e non al "partito" o all'idea minuscola.
Qualcuno disse trattavasi di Nuovo Umanesimo.
Altri di Illuminismo Postmoderno.
Molti gli diedero del matto, sfascista, egotico, inutile, reazionario borghese piccolo, traditore di cotanto padre (?).

Ma al filosofo vero non interessa il giudizio, neppure l'universale: non ci crede. Per fortuna è lontano dagli umani. E non gliene può fregare di meno.
Nel senso che gliene frega molto.
Ma proprio per non essere fregato, se ne fotte.

E lì nacque nostro padre.
Che era pure giovane e bello. E chi non avrebbe desiderato un padre così?
Tutti gli altri [padri] avevano abbandonato la famiglia [continuano a farlo ancora], e lui, Henri Levi, si mette in gioco.
Ci vuole figli.
Non adottati. Proprio figli suoi.
Ma si sa come vanno queste cose. Questo tipo di filosofi sono come i poeti, sfuggono al nostro amore perché non si sottomettono. Non possiamo proiettarci in loro.
Non possiamo farne i nostri amanti [seppur segreti].
Così piuttosto che scegliere, non sia mai!, è meglio disconoscerlo e fare finta di nulla.
Maledirlo. E vivere la morte.

Il Pensiero però resta. E' lì. Immutato.
Non c'è più neppure un muro a intromettersi fra noi e l'Idea.
Neppure quel Muro.
Ma noi siamo bravi a costruirne sempre di nuovi.
Adesso abbiamo anche imparato a fare inespugnabili muri di cinta.
Perché abbiamo paura pure della messa incinta.
Insomma non abbiamo voluto il padre, non possiamo neppure ammetere che figliamo!
Che figli siamo!
Ci va anche bene esserlo di puttana [figli]. Talmente masochisti clinici e cronici che accettiamo tutto dal Principe.

"Non c'è uno schema politico che non sia dato un cielo per raffigurarvi un proprio ideale", "dopo un Principe forte può regnare un Principe debole, ma dopo un Principe debole, un altro Principe debole porta lo Stato alla rovina".
"Assassini d'anime", finanche.

E, come sono abituati da tempo immemorabile, si misero a fare tavole rotonde.
A ragionar di massimi (d'alemi) sistemi senza mai farsi vedere in strada. Perché questi burocrati della svendita degli ideali erano e restano determinati: se da una parte "la società dello spettacolo" veniva pubblicata integralmente da StampaAlternativa, dall'altra [la loro altra] non c'era preoccupazione alcuna, se non parlarsi addosso.
Gli uni non capivano gli altri e viceversa.
Anche noi non capivamo e siamo cresciuti non capendoli, non vogliamo capirli.
E siamo una razza maledetta noi: troppo piccoli per avere l'imprintig del '68, adolescenti coscienti per accettare gli arsi vivi all'angelo azzurro di Torino del '78.
Noi senza modelli usuali: no Beatles, no Rolling Stones, no Pink Floyd.
Un'antropologa italiana, mia amica d'amore e da sempre, ci scrisse la tesi su noi orfani dei miti usuali.
E pubblicò.
Ma nonostante i segnali da più e ancora più parti... quelli dei massimi (d'alemi) sistemi non se ne accorsero. Non se ne accorgono.
Che differenza passa allora tra le mummie riciclate democristiane, che non si sfaciano, e loro?
Forse, ma su questo non c'è certezza, loro, quelli che non si pensano come democristiani riciclati, non usano calzino corto sotto l'abito [cfr: Indro Montanelli e i suoi consigli su come riconoscere anche dal calzino un Democristiano].
Una questione di stile?
Ma no, pure loro, e gli altri, non ne sanno di Stile. Possiedono, e lo autorivendicano solo, valori. Valori solo loro.
Lo Stile è ben altro.
Ben oltre.

E infatti, Indo Montanelli fu gambizzato e nei salotti "bene" sinistrorsi milanesi stapparono spumanti per festeggiare. Non provate a dirglielo oggi ai festeggianti di allora. Vi porterebbero dai giudici per diffamazione.
Ma questa memoria dobbiamo per forza dire che l'abbiamo persa?
Dobbiamo negare a noi stessi che quando arrivò la notizia del rapimento di Aldo Moro si accolse la cosa con entusiasmo, applausi nelle università, lezioni sospese negli molti istituti superiori causa eccitazione?
Lo si può anche dire.
Ma non sarebbe verità. Metteremmo ancora una volta in cantina pezzi di memoria.
Ma quei corpi a terra in via Fani urlavano, e lo fanno ancora, la realtà del salto di qualità orrenda.
"Assassini d'anime".
Hanno sparato centinaia di colpi a raffica, sangue rosso come il nostro, identico, che colava e s'allargava sull'asfalto, dall'auto bianca, inzuppava i lenzuoli della pietà... e neppure un solo graffio al rapito.
Chiaro a tutti che quella era stata un'azione non di un gruppo armato semplice: ma militare, precisa, chirurgica, addestrata negli anni, da tiratori scelti...
E voi dove eravate prima e prima ancora, prima ancora di Prima Linea?
A quale tavola rotonda? Comitato Centrale? Seminario?
Insomma che cosa stavate facendo?
Voi statisti come lo stesso Aldo Moro che vi voleva al governo, non vi eravate accorti di campi d'addestramento in Palestina, né dei "finanziamenti" passati, neppure di quel traffico d'armi, del coordinamento europeo al "salto di qualità dell'orrore"...
Pas possible.

Ugualmente non vi accorgevate della Falange Armata: "colpiva" solo in certi momenti storici di tensione, spariva e ricompariva puntuale quando dovevate (anche voi!) chiamare i cittadini all'unità nazionale per l'emergenza.
Prima di una votazione elettorare delicata.
Di un processo di interesse nazionale.
"La società dello Spettacolo" non conosce regole di piètas.
Così la Falange Armata riusciva a spostare l'attenzione del "pubblico" su altro. Lo distraeva.
Volevano si parlasse e si "ragionasse" d'altro altrove.
Che non si pensasse.
Come mai poi all'improvviso sparì?
Da una parte usavano le Skorpion, dall'altra le bombe.
Tant'è che si perse il lume della Ragione. E non si pensò allora che l'eutanasia attiva o meno era reato etico (lo pensate adesso però, ma che schifo di gente!).
Aldo Moro non era in stato vegetativo, non aveva SMLA, non era il povero Welby o Eluana Englaro.
Ma in quei tempi, neppure tanto lontani, lui fu condannato a morte, ancora prima che lo facessero quelle Brigate Rosse così atipiche. Era vivo, ma per voi, quasi tutti, già morto.
Ve lo fecero trovare nel bagagliaio di una Renault 4 [(rossa, chissà di che tonalità quel rosso) Era amaranto] . In via Caetani. La Renault era parcheggiata contromano, il muso rivolto verso via dei Funari. Era sotto una impalcatura metallica per i lavori di restauro della chiesa di Santa Caterina. E' una macchina vecchia, datata, piena di polvere, maltenuta, mancava anche vernice da quache parte della carrozzeria, che brutto rosso!
Il luogo dove la macchina è stata parcheggiata è simbolicamente e diabolicamente equidistante tra le sede della DC e quella del PCI: piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure.
E tutto questo non vi ha mai fatto capire nulla?

Voi non sapevate che proprio davanti a quel tratto di strada ci potesse essere una "sede coperta" del Servizio Segreto Civile (SISDE). Questa sede sarebbe stata uno degli appartamenti del palazzo Antici Mattei che ha uno dei suoi due ingressi al 32 di via Caetani, esattamente dove fu parcheggiata quella Renault rossa amaranto. Secondo Valter Bielli, capogruppo dei democratici di sinistra nella Commissione Stragi,: "l'esistenza di questa base del Sisde è stata dimostrata con 'buona approssimazione' da relazioni svolte da due consulenti".
Coperta o meno, appartamento del demanio intestato ad un architetto o alla figlia di chi non si sa bene più, ma lo si sa?, ci si può informare meglio qui: la Repubblica on line.
Parrebbe di no, non lo era una sede coperta.
O lo era?
Le coincidenze tra sedi e luoghi d'azione di quelle BR, durante il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, sono anche raccontate dall'ex senatore comunista Sergio Flamigni in Il covo di Stato, Kaos Edizioni: "Attraverso una serie di documenti ufficiali, Flamigni dimostra che nello stesso palazzo di via Gradoli dove si trovava la base operativa delle Br c'erano numerosi appartamenti intestati al servizio segreto civile" [La Repubblica on line, fonte cit.].

Se si prova a mettere un ordine logico, un minimo senso di comprensione, negli infiniti links che riguardano questa vicenda, si entra in una catena infinita di rimandi, ci si perde fino a non capirci più nulla. E chissà come mai i brigatisti irriducibili, e anche quelli che si dolgono con tutto il cuore, non hanno mai voluto dire la verità fino in fondo.

E se non la conoscessero quella verità?

Nel bel mezzo di quella primavera di rossi diversi, fiorita d'assassini d'anime, all'improvviso tra le pozze di sangue, nero ossidato [ma quale rosso!] apparivano madonne alle proprie madonne, Ilona Staller comparve a Carmelo Bene, lui fece apparizione direttamente alla Vergine, apparentemente bestemmiando, lei [la Staller] si manifestò in Parlamento e Toni Negri non ce la fece [a manifestarsi], scappò prima... Iniziarono i miracoli. Pasolini lo avevano già ammazzato.

Ma questi saranno argomenti della seconda parte.